Alla fine è spuntato il decreto legge “light” per spostare in avanti di sei mesi l’obbligatorietà della fattura elettronica nella cessione di carburanti, come aveva anticipato il vicepremier Luigi Di Maio convincendo i benzinai a revocare lo sciopero inizialmente fissato per il 26 giugno. La soluzione scelta dal Governo passa per il doppio binario.
In pratica, l’e-fattura nelle cessioni di carburante per autotrazione ai titolari di partita Iva diventerà obbligatoria solo a partire dal 1° gennaio 2019: data dalla quale l’emissione del documento digitale si estenderà a tutte le operazioni tra privati.
Di fatto, questo significa che resterà in vita per tutto il secondo semestre dell’anno la scheda carburante, che servirà a documentare le spese sostenute e a poter effettuare la deduzione dei costi sostenuti nella dichiarazione dei redditi da presentare il prossimo anno e a poter effettuare la detrazione dell’Iva. Ma con un vincolo: rimane l’obbligo di adottare pagamenti tracciabili per sfruttare i benefici fiscali. Un obbligo sancito sempre dalla manovra 2018 (legge 205/2017, articolo 1, commi 922 e 923), che ha previsto l’estensione dell’e-fattura oltre agli scambi di beni e servizi con le Pa. Tracciabilità che, secondo il provvedimento delle Entrate dello scorso 5 aprile, può essere assicurata con qualsiasi strumento diverso dal contante.